Tuesday, December 3, 2024
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perché imparare finlandese, islandese e georgiano (e altre 9 lingue)? – Prima parte – Intervista #20 – Podcast Italiano


Ciao a tutti e benvenuti su Podcast Italiano, il podcast per imparare l’italiano attraverso contenuti interessanti e autentici. Almeno quello è il mio obiettivo. E oggi ritorna la rubrica delle interviste, perché qualche tempo fa ho parlato con il poliglotta Stefano Suigo, originario di Milano, ma che oggi vive a Bruxelles e che sa tutta una serie di lingue. L’italiano, chiaramente, poi il tedesco, il portoghese, il francese, l’inglese,  il finlandese, il rumeno, lo spagnolo, il giapponese, l’islandese, il cinese, il georgiano e il norvegese. Quindi tante lingue, come potete vedere, e soprattutto tante lingue in un certo senso esotiche, come il georgiano, l’islandese, il norvegese. Abbiamo parlato anche di questo nella nostra intervista: perché imparare lingue… così, diciamo, che la maggior parte delle persone magari non imparano. E nella seconda parte, che uscirà probabilmente o tra una settimana o tra due settimane, abbiamo anche parlato del suo… della sua occupazione principale, ovvero quella del traduttore. Ma ho preferito anche questa volta dividere l’intervista in due parti, se no il lavoro di trascrizione è davvero troppo lungo. Perché come sempre potete trovare la trascrizione integrale seguendo il link che trovate nella descrizione o nelle “show notes” di questo episodio. Così se qualcosa non vi è chiaro potete andare a vedere esattamente che cosa abbiamo detto.

Stefano Suigo

Vi consiglio anche di andare a dare un’occhiata al canale YouTube di Stefano che si chiama lingueepassione oppure lingueèpassione, è un gioco di parole tra il verbo e la congiunzione. Lascerò un link anche al suo canale. Detto questo incominciamo, buon ascolto.

tutta una serie di lingue = tante lingue / all kinds of languages

[02:10]
D: Ciao Stefano!

S: Ciao, ciao Davide e ciao a tutti quelli che stanno ascoltando. Grazie per l’invito.

D: È un piacere rivederti, ci siamo visti una volta al Polyglot Gathering credo 2017 a Bratislava.

S: Credo 2018, sai? 2018.

D: 18? Ah, 18. Ah, sì sì, hai ragione, 2018. E… niente, io ti seguo su YouTube, su internet.

S: Anche io ti seguo su YouTube! [ride]

D:  Ho visto che hai lasciato qualche commento. Voglio partire subito dalla domanda classica. Ah… Innanzitutto ci saranno due sezioni, una sezione sulle lingue che è d’obbligo e poi una sezione su altre domande per non parlare solamente di lingue sennò poi ci annoiamo anche noi.

d’obbligo = obbligatoria / obligatory

S: Va bene!

D: E la prima domanda è: perché così tante lingue? Perché imparare così tante lingue e non fermarsi a una o due?

S: È una bellissima domanda però non penso che sia sotto il mio controllo. [ride] Diciamo che è una questione soprattutto di curiosità, di interesse, di passione. È come avere davanti una ciotola piena di caramelle, ognuna con la carta di un colore diverso, e tu sai che ognuna di queste caramelle ha un gusto diverso, e né provi una ed è buonissima, ne provi un’altra de è ancora più buona di quella prima, poi provi la terza ed è fantastica…non ti vuoi fermare più, ogni caramella è diversa, e allo stesso modo ogni lingua ti dà qualcosa di nuovo, ti dà qualcosa di che non avevi mai provato prima. E quindi questa questa passione ti porta a imparare cercare di imparare tutte le lingue che hanno un gusto che ti interessa, ecco.In questo caso per me è soprattutto il suono di una lingua è la cosa che più mi spinge a impararla.

ciotola piena di caramelle = a bowl full of candy / sweets

La visione delle lingue di Stefano

D: Però tu comunque tu sei nato in un ambiente monolingue.

S: Sì. completamente. Esatto, a Milano, sono nato a Milano, in una famiglia… sono cresciuto in una famiglia completamente monolingue.

D: Quindi nemmeno il dialetto milanese?

S: Quello passivamente l’ho… l’ho imparato ma, appunto, solo passivamente. Vuoi parlare subito del milanese? [ride]

D: Sì magari possiamo mettere questa domanda qua.

S: Ok. Allora praticamente io sono un parlante passivo del dialetto milanese. Cioè, parlante passivo nel senso che… è un po’ strano, in realtà non lo parlo, lo capisco soltanto e l’ho imparato da bambino sempre solo passivamente perché i grandi intorno a me lo parlavano. Magari più volte a settimana veniva a trovarci un vicino di casa che parlava con i miei in milanese, e i miei sapevano il milanese e rispondevano quindi in milanese e io magari stavo lì a giocare nella stessa stanza o fare qualsiasi altra cosa e praticamente l’ho assorbito così, ascoltandolo. Quindi io… appunto, sono in grado di capire la maggior parte delle cose, però trovandomi a doverlo parlare non saprei da che parte cominciare, a parte due o tre espressioni, insomma.

D: Certo certo. Ma pensi che… pensi che questo sia dovuto al fatto che sei nato e cresciuto a Milano città? Che magari se fossi nato in campagna sarebbe stato diverso?

i grandi = gli adulti
i miei = i miei genitori (clicca QUI per chiarimenti)
trovandomi a doverlo parlare = se mi trovassi in una situazione in cui dovessi parlarlo
da che parte incominciare = where to start
dovuto al fatto che = due to the fact that

S: Ah, tu vuoi dire nascendo in campagna…

D: Perché qua in Piemonte, diciamo,  c’è una grande differenza tra Torino, in cui nessuno della mia età, ma anche di… non so, più anziano, quasi nessuno ormai parla il dialetto, se non persone di una certa età, e la campagna dove se uno è nato e cresciuto lì è più probabile che parli il dialetto.

S: Mah, non lo so con precisione. Secondo me almeno a Milano è più una questione di più una questione generazionale secondo me a Milano. Io ho come l’impressione che la mia generazione sia stata proprio quella di passaggio tra parlanti attivi e passivi parlanti solo passivi e dopo di me praticamente più niente o quasi.

D: Perché sì… perché non so se è il caso, se è la stessa cosa anche a Milano,  ma qua se mi mettessi a parlare in dialetto sarebbe una cosa diverte te quasi un po’ così, per effetto comico.

S: Certo. Ma tu sei… tu lo parli?

D: In realtà, in realtà io non lo parlo, però la mia situazione è diversa, la mia situazione è che i miei genitori sono come te, perché loro sono parlanti… cioè, lo sanno passivamente.

S: Sì. Sì sì.

D: E io lo so ancora meno passivamente, cioè di fatto capisco qualcosa, più che altro per le somiglianze con l’italiano e so dire giusto due o tre frasi, motti.

S: Quindi sei la “next generation”. [ride].

D: Sì, diciamo di sì, poi qua c’è anche la situazione che ci sono tanti discendenti di meridionali, no? Qua è un “melting pot”. Penso anche Milano, non lo so però.

questione generazionale = generational thing
di passaggio = transitoria, di transizione / transitional
se mi mettessi a parlare = se iniziassi a parlare
motti = in questo caso non “motto” come in inglese ma proverbi, frasi fatte, ecc.
meridionali = persone provenienti dal sud / southerners

Stefano in Sardegna, a riprova del fatto che ami anche la sua patria!

S: Sì, su questo punto mi viene da raccontarti un aneddoto abbastanza interessante, cioè che mia nonna veniva da Caltagirone, Sicilia, quindi sono… per un quarto sono siciliano, no? Però ha vissuto talmente tanto a lungo a Milano che lei parlava Milanese praticamente. [ride] Quindi mio nonno… anche, ecco un’altra fonte del mio milanese è stato sicuramente mio nonno, sono stati sicuramente mio nonno e mia nonna, perché passando le estati insieme a loro… insomma, fra di loro a volte parlavano in milanese, ed era era abbastanza buffo vedere o sentire una siciliana parlare milanese correntemente.

D: Ma lo parlava con un accento siciliano oppure aveva anche un accento credibile?

S: Questo non lo so perché sono passati troppi anni [ride].

D: Cerco di immaginarmi il milanese con un accento siciliano. [ride]

S: No, all’orecchio di un bambino era milanese puro.

D: Ho capito, ho capito. Quindi sì, tu sei cresciuto in questo ambiente monolingue con un po’ di dialetto che però non hai mai imparato, e quando è nato il tuo interesse per le lingue?

S: È nato molto semplicemente a scuola quando… diciamo, al primo contatto con la lingua straniera che in questo caso è stato in terza elementare, quindi avevo 8 anni circa, 8-9 anni. È stata lei la prima volta che ho spiccicato qualche parola in inglese. Mi ricordo era “red car”, “a red car”. Anzi, scusa. “A red car” (con accento italiano). Perché…

per un quarto sono siciliano = un nonno su quattro è siciliano / I’m a quarter Sicialian
buffo = divertente / funny
spiccicare qualche parola = dire con fatica qualche parola / to utter a few rods

D: Certo, certo.

S: La maestra era italiana, d’altronde. Eugenia, scusami se stai sentendo, grazie di tutt

D:  Parlava in questa maniera lei stessa e quindi tu dovevi…

[9:40]
S: Esatto, si imparava così. Però sembra niente e invece il solo fatto di scoprire che si può dire la stessa cosa in in modi diversi, o almeno in un modo diverso, in qualche modo ha fatto nascere la scintilla in me, ok? Quindi secondo me già lì l’interesse era nato, poi alle medie, quindi fra gli 11  e i 14 anni, così, si è sviluppato tantissimo, perché l’inglese era la mia lingua… non la mia lingua preferita, la mia unica lingua straniera, ma la mia materia preferita in assoluto. E la stessa cosa è stata poi confermata alle superiori, quindi continuando l’inglese e soprattutto incontrando per la prima volta il tedesco, che si è rivelata è arrivato un amore spropositato. E quindi è lì che… poi tra l’altro mi è piaciuto così tanto che ho deciso già allora di intraprendere poi una carriera con le lingue, quindi traduzione, interpretazione queste cose. Quindi è stato è stata proprio la scuola che mi ha fatto conoscere soprattutto… all’inizio l’inglese e poi soprattutto alle superiori in tedesco, e è nato questo amore infinito che poi mi sono portato indietro, insomma.

la scintilla = the spark
le medie = le scuole medie – Episodio sulla scuola in Italia
spropositato = enorme / huge
le superiori = le scuole superiori

[11:00]
D: Quindi possiamo dire che in un certo senso sei grato alla scuola per averti fatto conoscere (il mondo delle lingue straniere).

S: Ah, sicuramente!

D: Perché sai, nella comunità dei poliglotti la scuola ha sempre una certa reputazione negativa.

S: Sì, lo so.

D: E… penso anche a merito (corretto: meritatamente), però nel tuo caso possiamo dire che diciamo, questo contatto, questo incontro con le lingue è avvenuto grazie alla scuola. Anche per il tedesco, hai detto, l’hai iniziato a imparare a scuola.

S: Certo, certo! Tutto con la lezione classica, frontale,  quella tanto, diciamo, vituperata, anche a ragione, sono d’accordo, sono d’accordo, anche a ragione. Però con me ha funzionato. Forse perché la mia passione era all’epoca già talmente tanto forte che mi ha permesso di andare al di là della semplice lezione frontale, andare al di là del…

D: Facevi cose per conto tuo.

grato = chi prova gratitudine / grateful
lezione frontale = lezione in cui il professore parla e gli studenti ascoltano / lecture
vituperata = insultata, offesa
a ragione = giustamente / rightly so

S: Certo, andavo avanti a studiare nel libro e cercavo, insomma, di imparare al meglio anche con i miei mezzi e non solo… non mi fermavo alla pagina, ma andavo oltre.

D: E quali erano i mezzi che usavi tu? Io ero già la generazione di YouTube, i primi anni di YouTube, e quindi c’era già quell’esplosione di contenuti per quanto riguarda l’inglese. Però nel tuo caso non c’era YouTube.

S: Non, c’era era ancora YouTube, però c’erano già i computer, per fortuna, e quindi… e quindi i comandi, per esempio, che si davano nei computer degli anni 80 e anche inizio 90… bisognava dare i comandi, quelli erano tutti in inglese. Perciò io già da bambino… a parte che ho un fratello, avendo un fratello di 5-6 anni più grande ho sempre avuto accesso a tecnologie, diciamo, che venivano usate da persone un pochino… avanzate, che venivano usate da persone un pochino più grandicelle, diciamo. E quindi già a 8-9 anni conoscevo le prime parole, load, run, save, eccetera, e anche quello sembra poco ma sono comunque input che ti stuzzicano. Invece per quanto riguarda il tedesco c’erano i famosi “easy readers”, questi libretti con le storie accattivanti, divertenti o di detective così, in lingua straniera, quindi in tedesco. Io mi leggevo quelli ed era bellissimo.

D: Che poi come concetto è ancora rimasto.

S: Esatto, è ancora rimasto. Se ne sente parlare di meno ma all’epoca erano l’unica fonte di lettura o di accesso a contenuti semplificati, non essendoci internet ancora, o un YouTube così sviluppato come adesso.

[13:50]
D: Puoi illustrarci il tuo processo di apprendimento di una lingua dall’inizio fino alle fasi avanzate, diciamo, (perché poi non ha mai fine)? Cioè, come si è sviluppato negli anni?  Immagino che sia diverso adesso rispetto al liceo.

persone più grandicelle (colloquiale): persone un pochino più grandi, più anziane
stuzzicare = stimolano la curiosità / arouse curiosity
se ne sente parlare di meno = sentiamo parlare meno spesso di questa cosa
illustrare = spiegare (qui)

S:  In realtà la risposta a “puoi illustrarci il processo di apprendimento” la risposta è: no. Perché… [ride] aspetta aspetta.

D: No? È sempre diverso?

S: Esatto, cioè ogni lingua per me – almeno nella mia esperienza ogni lingua è una storia a sé. Lo dico sempre ma è veramente così, ci sono lingue che ho imparato, appunto, come abbiamo appena detto, a scuola o all’università con una lezione frontale classica. Ci sono lingue che ho imparato completamente da autodidatta senza mai prendere neanche una lezione e partendo dalla grammatica, come ad esempio con il finlandese. Ci sono lingue che ho preso, lasciato 5-10 volte e ogni volta ho affrontato in modi diversi per cercare di… come posso dire… di arrivare finalmente al metodo più adatto.

D: Di trovare la quadra!

S: Esatto, trovare la quadra, bravissimo! Come per esempio per il giapponese e poi c’è l’esempio del francese che forse è quello che mi ha più sconvolto, a me personalmente. Perché, appunto, venendo da… dopo aver studiato il tedesco, che come forse sai se lo stai studiando, ha una grammatica abbastanza, insomma…

D: Tosta.

S: Non dico complicata, ma ecco può essere abbastanza tosta. Venendo come amante della grammatica, dopo aver studiato il finlandese partendo dalla grammatica e avendo approcciato tutte quante le lingue fino a quel momento proprio dal punto di vista grammaticale, come a scuola d’altronde, mi sono trovato – per il francese sto parlando adesso –  mi sono ritrovato in una città francofona, Bruxelles…

una storia a sé = una storia diversa dalle altre / its own story
da autodidatta = self-taught
trovare la quadra = trovare la soluzione a un problema complicato (sarebbe “la quadratura del cerchio)
tosto = difficile, complicato / tough
d’altronde = dopo tutto, comunque / after all

D: Dove ti trovi adesso.

S: Dove mi trovo adesso, esatto – senza spiccicare una parola. Non mi piaceva neanche il francese, non mi piaceva per niente.

Le 12 lingue straniere (più l’italiano) che parla Stefano

D: Sì, nemmeno a me a dire il vero. Ho un ricordo del Francese alle elementari… non mi piaceva il suono proprio. Mi piaceva l’inglese perché era la lingua delle canzoni, della musica che ascoltavo. Mi piaceva l’inglese ma alle elementari dovevo imparare il francese.

[16:32]
S. Ah, ok, no, io non l’ho mai avuto a scuola, però comunque il suono non mi piaceva quindi eravamo d’accordo su questo. Per un paio d’anni, due o tre, mi sono addirittura rifiutato di studiarlo, nonostante vivessi qui. Poi a un certo punto ho sentito una canzone e il mio sentimento verso questa lingua è cambiato radicalmente. Da un giorno con l’altro. E quindi ho cominciato a impararla. Ma come? Senza studiarla. Ho cominciato impararla solamente attraverso l’ascolto, l’imitazione, e il fatto semplicemente di vivere in un posto dove la si parla e quindi affrontando sfide come, per esempio… fare le telefonate, insomma, di servizio – quelle che devi fare, insomma, perché vivi in un posto – in francese. Prima le facevo fare tutte a mia moglie e da quel momento lì ho detto “no, le faccio io”. E ho imparato così. Perché ti dico che mi ha stupito, mi ha sorpreso? Perché io ero convinto di sapere imparare le lingue solo attraverso il metodo, diciamo, standard, dell’approccio grammaticale, se vuoi, o… insomma, classico, e invece… ok, il fatto che il francese è nella stessa famiglia linguistica dell’Italia sicuramente ha aiutato tantissimo, però davvero è stato un fenomeno fondamentale per farmi capire che è vero che ogni lingua ha una sua… la sua storia, e non esiste IL metodo. Secondo me non esiste IL metodo. Detto questo se ne ho devo affrontare una nuova lingua ho una serie di passi, insomma, da seguire più o meno per scoprire com’è fatta la lingua e come posso affrontarla meglio, e quindi vado a rispondere finalmente alla tua domanda.  Che… per me è importante avere un libro di testo come struttura, come se vogliamo… come scheletro da seguire durante lo studio, ma che non può essere l’unica fonte di informazioni o di contenuti. Quindi io ho… adesso per il giorgiano, che è la lingua che sto studiando adesso, ho il mio bel libro di testo, ma già dall’inizio scannerizzo l’ambiente intorno a me per avere… per trovare altre fonti che possano darmi quello che il mio testo non mi dà, senza andare a imparare troppo presto cose difficili, ma già al livello base è abbastanza sorprendente quanto da due fonti diverse già puoi arricchire il tuo vocabolario basico, appunto, attraverso due o più testi. Per esempio, nel tipico dialogo della prima unità di solito hai i saluti, “come stai?”, “bene”, ecc., però non tutti stanno sempre bene, quindi magari vorresti sapere come si dice…

affrontare = approcciarsi a un compito (qui) / to tackle a task
scheletro = le ossa (lett.), la struttura di base / skeleton
scannerizzare = anglicismo, “to scan”

D: Un libro ottimista e uno pessimista.

S: Esatto, esatto! Guarda che ci sono.

D: C’ho l’ernia che mi fa male, va tutto male.

S: [ride] quindi “mah, così così”, sai, è importante poter dire anche “così così”, oppure “non tanto bene”. E io queste cose le vado a trovare, le vado a pescare in altri testi, magari online, senza stare a comprare dieci libri diversi, però online, su YouTube si trova tantissimo. Tantissimo sempre al livello base, livello intermedio è già più difficile trovare le cose. E quindi faccio questo lavoro di seguire sicuramente  un libro di testo come struttura principale ma tenendo gli occhi e le orecchie bene aperte per cercare perle, a destra e a manca, capisci?
E già relativamente presto comincio, per finire la risposta alla tua domanda, relativamente presto cominicio con il tutoraggio online, tipo due o tre mesi, due o tre mesi e poi si parla.

D: Ah ok, quindi tu sei una di quelle persone che vogliono parlare relativamente da… (subito).

S: Sì, ma anche perché ottieni il feedback necessario per capire se ti stai muovendo nella direzione giusta o se stai sbagliando completamente. Se non riesci neanche a capire che cosa dice il tutor, a livelli proprio: “Ciao, come stai? Cosa hai fatto? Cosa fai? Cosa ti piace? Cosa non ti piace?” allora è un campanello d’allarme che ti deve far capire che stai sbagliando qualcosa. Quindi anche come check, come controllo, come momento di controllo e momento di utilizzo delle poche cose che hai già imparato.

ernia = hernia, slipped disc
perle = gemme / pearls
a destra e manca = a destra e a sinistra, ovunque / left and right
campanello d’allarme = un avviso di pericolo (metaforicamente) / a wake-up call, a red flag

[21:50]
D: Questo è interessante perché alla fine i poliglotti, tutti gli amanti delle lingue hanno dei metodi leggermente diversi e mi sembra che il tuo in realtà è diverso da alcuni metodi è più simile ad altri, però alla fine il risultato è lo stesso, diciamo, alla fine si arriva a tutti a imparare le lingue in un modo o nell’altro.

S: Sì, anche perché, vedi mi confermi il fatto che non esiste IL metodo, non esiste un metodo vero e proprio, ma bisogna trovare diciamola la strada più efficace per te, in quel momento, per quella lingua.

D: Però mi sembra che in generale tu dia un’importanza maggiore rispetto ad altri alla grammatica, no? Perché a me sembra che molti dicano “sì, la grammatica non è la cosa più importante, diciamo, può essere utile per correggere alcune cose qua e là, però non deve essere il focus centrale”.  Mentre mi sembra che tu parti, vuoi creare delle fondamenta solide a partire dalla grammatica.

S Esatto, ma questo mi è possibile perché a me piace la grammatica, io dico sempre, tu devi fare le cose che ti piacciono. Se ti piace la grammatica assolutamente studia la grammatica, se non ti piace la grammatica lascia perdere. Capisci?

D: Sì, sono assolutamente d’accordo.

S: Ok. Perché secondo me è il divertimento che ti porta a imparare le cose, io riesco a imparare e a fare bene soltanto le cose che che mi piacciono tantissimo, per cui sono davvero appassionato. Molte altre cose non mi riescono, ma è semplicemente perché non mi piacciono e quindi non dedico altrettanto tempo, energie, eccetera, a che sia possibile.

D: Sì, sì, sono d’accordo, secondo me quella è la regola, diciamo, definitiva, no? Fai le cose che ti piacciono e sono diverse per ogni persona.

fondamenta solide (plurale irregolare!) = basi solide / a solid foundation
lascia perdere = lascia stare / don’t bother
la regola definitiva = the ultimate rule


Volevo fare una piccola pausa per parlare di LingQ, lo sponsor di oggi. Se non sapete cos’è LingQ dovete assolutamente rimediare. LingQ è un sito, una piattaforma per imparare le lingue attraverso contenuti autentici, un po’ quello che facciamo qui su Podcast Italiano, in un certo senso. LingQ vi permette di leggere ed ascoltare un sacco di contenuti che hanno in una libreria, ma vi permette anche di importare i vostri contenuti, sia testuali, sia con l’audio, se avete anche l’audio, e di imparare semplicemente attraverso la lettura e l’ascolto, salvando le parole e le frasi che non sapete, perché LingQ vi permette di creare i cosiddetti LingQs, che sono come delle carte, quasi come delle flaschards con una sorta di traduzione, che loro chiamano “hint”, o “suggerimento”, e vi serve un’idea del significato di una parola o di una frase che avete salvato. Anche se non è una traduzione perfetta di solito vi aiuta a capire il significato di una parola in un determinato contesto. Io ho usato LingQ per il russo qualche anno fa, lo sto usando adesso per il tedesco e secondo me è un ottimo servizio che non posso che consigliarvi se avete intenzione di immergervi in una lingua, sia che voi stiate iniziando una lingua – perché hanno ottimi materiali per i principianti, hanno un sacco di mini-storie, come le chiamano loro, per iniziare qualsiasi lingua e superare, diciamo, l’ostacolo iniziale del… appunto dell’inizio, quando volete immergervi nella lingua ma non sapete tante parole, quindi dovete accumulare un vocabolario. Ma poi anche per altri livelli, per il livello intermedio, per il livello avanzato, e poi potete importare i vostri contenuti. Questa è l’idea principale, vi aiuta a lavorare con testi che hanno tante parole a voi sconosciute in una maniera molto più semplice rispetto a dover cercare ogni parola sul dizionario. Se seguite il LingQ a link nella descrizione di questo episodio avrete diritto a uno sconto del 5% sul piano attuale che è già scontato di per sé del 30%, quindi avrete uno sconto del 35% sul piano annuale. Ve lo dico, ne vale la pena, ve ne ho parlato prima che mi sponsorizzassero, quindi sì, posso davvero consigliarvelo, perché secondo me se seguite questo metodo d’apprendimento di tipo naturale, basato sulle teorie di Stephen Krashen, dell’esposizione a contenuti interessanti questo è il modo migliore per realizzare questo tipo di apprendimento. Torniamo all’intervista.

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[27:10]
D: Un’altra cosa interessante che ho sentito nei tuoi video è che per alcune lingue tu hai frequentato dei corsi di lingua, se non sbaglio.

S: Giusto.

D: Adesso non mi ricordo quali. Anche questa è una cosa interessante perché di solito i poliglotti sono tipi solitari, perché imparano da soli e preferiscono avere un approccio da autodidatta. Puoi spiegarci questa tua… (decisione)?

S: Sì, anche qui dipende molto dalla lingua e dal momento, a conferma di quello che ho appena detto. In quel momento per quella lingua, in questo caso il rumeno, il cinese e in un certo senso anche il giapponese l’aspetto sociale mi era più importante. Quindi il fatto di trovare qualcuno con cui chiacchierare o che condividesse lo stesso interesse per una certa lingua o per una certa cultura. Anche come opportunità di fare pratica di quella lingua, ma anche di altre, perchè qui a Bruxelles, è  una città…

D: Posso immaginare, posso immaginare, vivi nel paradiso (dei poliglotti)..

S: Estremamente internazionale, no? Quindi tu sei sicuro, si può stare sicuri al 100% che se vai a un corso di cinese incontri persone da tutta Europa, ma anche dal mondo. E quindi è anche un’opportunità per far nascere magari legami che possono durare nel tempo, come per esempio mi è successo per il corso di conversazione giapponese. I miei… non unici, ma, insomma, rari amici belgi – devi sapere che qui a Bruxelles avere amici belgi è vista come una cosa rarissima, perché è talmente internazionale che… – ecco, quindi io sono orgoglioso di poter dire che ho degli amici belgi, dei buoni amici davvero, ci conosciamo da 7-8 anni e ci siamo conosciuti alla tavola di conversazione giapponese. Ok, quindi quello mi ha praticamente dato la possibilità di entrare anche in un contesto sociale che si è rivelato fondamentale, perché trovare amici belgi qui è difficile.

frequentare (una scuola, un corso, ecc.) = andare frequentemente a / to attend, to go to
tipo solitario = loners
a conferma di = e questo conferma… / as a proof of
legami = rapporti, relazioni / bonds

D: E continuate a parlare in giapponese adesso? [ride]

S [ride] No, no, parliamo francese però parliamo del Giapponese, del giapponese e di tante altre cose che ci piacciono.

D. M-hm, interessante questo. Sì, sai cosa, secondo me devi trovare persone che siano appassionate, cioè frequentare corsi dove ci sono persone che hanno intenzioni serie, diciamo, perché nella mia esperienza, diciamo, più di scuola, le altre persone non sono affatto motivate, quindi io per il semplice fatto che sono più motivato e faccio più lavoro in breve tempo miglioro e divento molto più bravo di loro, quindi vedo quasi le altre persone come un peso, tipo: “avrei accesso a questa informazione più velocemente e in maniera più efficiente se non ci fossi tu che rallenti il processo con la tua idiozia.

[30:24]
S: Certo, mi è successo. Mi è successo, mi è successo, ma per fortuna, diciamo, su tre corsi, tre lingue che ti ho nominato, mi è successo solo per una di trovarmi in un contesto che non avanzava abbastanza speditamente. E dove, tra l’altro, il libro di testo che veniva usato era completamente sbagliato, a mio modo di vedere per quanto riguarda il target, diciamo, il target effettivo. Eravamo una classe di adulti – mi riferisco al cinese adesso – di adulti che studiano il cinese per divertirmento e il testo era incentrato sulla vita universitaria in Cina! E quindi anche lì, una volta… lì una volta capito che non andava bene si può anche smettere, no? Questa è… la cosa buona è che non si è costretti a continuare se si vede che non va bene.

D: Tra le lingue che hai imparato ci sono lingue… figurano lingue molto particolari, diciamo, anche per gli standard dei poliglotti, che ogni tanto imparano qualche lingua un po’, diciamo, non della top 5 delle lingue europee. Però tu hai imparato il finlandese, l’islandese e il georgiano, e soprattutto il georgiano mi ha colpito molto perché… non so, quante persone parlano georgiano secondo te?

S: Sono circa 5 milioni o 6 milioni, credo, in Georgia, un po’ e poi sono sparsi in tutto il mondo.

rallentare = to slow down
speditamente = velocemente, in maniera spedita
incentrato su = basato su / centered around
figurare = essere presente (qui) / appear
sparsi = sparpagliati / scattered

D: Capito. E spiegami un po’ queste scelte, diciamo, esotiche.

S: Ma sì, guarda, io non ho mai preso in considerazione come fattore per la scelta di una lingua, davvero mai mai mai, il numero di parlanti. Pur rispettando la scelta di altri non ho mai capito perché si scegliesse(ro) delle lingue a seconda di quante persone la parlano, o le parlano. Per me è solo e soltano il suono. Se mi piace… torniamo al discorso di prima

D: Quindi prima ancora della cultura il suono.

S: Ti direi di sì.

D: Cioè, magari non sai nulla di una determinata cultura, però se ti piace il suono…

[32:50]
S: Sì sì, ti direi di sì. Certo, dietro c’è anche sempre il fascino. Per esempio per il finlandese il suono mi ha colpito tantissimo, la grammatica mi ha da subito… cioè, è stato evidente sin da subito che sarebbe stata una grande sfida che volevo assolutamente affrontare. 

D: Posso immaginare.

S: Ma sai, la Finlandia, la neve, Babbo Natale che abita là [ride]. Insomma, ci sono tante cose… questo paese lontano, no? Che adesso per me è invece molto molto conosciuto. C’è sempre dietro anche questa… anche l’Islanda. A me per esempio l’Islanda come paese forse mi ha interessato prima ancora della sua lingua. Poi ho sentito la lingua e ho detto “è troppo bella” e abbinata al paese stupendo e così unico era un “no-brainer”, cioè per forza dovevo studiarla. Si basa veramente tutto su quanto mi piacciano. E infatti io le lingue… sono arrivato circa, se non sbaglio, a 12, le lingue che ho studiato nella mia vita le ho studiate perché sono le lingue che mi piacciono di più. Sono le mie 12 lingue preferite.

pur rispettando = anche se rispetto / although I respect
a seconda di = sulla base di / based on, depending on
abbinato = paired, combined with

Il motivo per cui Stefano ama la Finlandia (o almeno è quello che mi immagino io)

D: Sì. E alla fine magari se avessi… se ti fossi messo a imparare, non lo so, una lingua, diciamo, un po’ più comune, ma che non ti interessava davvero, che non aveva questa presa su di te non saresti magari riuscito:

S: Non sono mai riuscito a cominciare una lingua slava, per esempio, perché ancora, il suono delle lingue slave, dico sempre ancora perché le cose sono cambiate nella mia vita. Il francese non mi piaceva e adesso lo adoro, il rumeno all’inizio non mi piaceva e adesso è una delle mie lingue preferite, il cinese non mi piaceva come suonava eppure ha un certo punto è nata la scintilla dell’interesse. Quindi ancora, e dico ancora, le lingue slave non mi sono ancora piaciute all’orecchio, ma un giorno succederà probabilmente.

D: Potrebbe cambiare. Beh, se impari il russo e vai in Georgia lì puoi prendere due piccioni come una fava, perché lì (parlano entrambe le lingue).

presa = grab, grasp
prendere due piccioni con una fava = kill two birds with one stone

S: Ma la cosa belle del fatto di non sapere il russo è andare in Georgia è che sono costretto a parlare georgiano.

D: Però l’inglese lo sanno in Georgia?

S: Poco, poco, solo le generazioni più giovani cominciano a sapere l’inglese, ma è… diciamo che è onnipresente il russo e qualcuno parla il tedesco, anche.

D: E parlami anche del georgiano. Se in Finlandia c’era Babbo Natale e la Neve, in Islanda, non so, i paesaggi, la Georgia perché ti ha attratto?

S: Allora io quasi vent’anni fo ho conosciuto delle persone georgiane con cui sono ancora legato da un rapporto di amicizia vera. All’epoca io li sentivo parlare fra di loro e c’erano questi suoni assurdi, questi suoni incredibili. [suono incredibile] è uno dei suoni, che c’ha solo il georgiano. [ripete suono] Incuriosito, ho chiesto, e quindi poi nel tempo mi hanno insegnato l’alfabeto, i numeri, a contare, e questa cosa mi è rimasta sempre. Poi ci siamo separati, le nostre vite sono continuate altrove, però siamo rimasti sempre in contatto. E questa cosa del georgiano – e poi questo alfabeto bellissimo, tutto fatto a curve, tutto…

D: Sì, è vero.

S: Insomma, mi è sempre rimasta questa consapevolezza

D: Ricordo?

S: Sì, questo ricordo ma anche questa consapevolezza che un giorno ho l’altro l’avrei preso seriamente in mano. E il giorno è arrivato, quest’anno ho cominciato e il progetto è quello di, forse fra due o tre anni andare con la mia famiglia a trovare questa mia amica e tutta la sua famiglia in Georgia e lì fare buon uso della lingua georgiana per parlare con i suoi amici, con la sua famiglia, i suoi figli, fratelli, nipoti. Ha una famiglia gigantesca, quindi ci sarà da parlare.

D: Posso immaginare, posso immaginare. No, pensavo che la ragione fosse la cucina georgiana, perché è molto buona devo dire, molto calorica… io l’ho provata in Russia essendo stata esportata in Russia, in tutta l’Unione Sovietica. No, il “khachapuri”, non so, io ho la pronuncia russa.

legato da un rapoprto di amicizia vera = bound by a true friendship
incuriosito = reso curioso da qualcosa / intrigued
consapevolezza = coscienza di qualcosa / awareness
calorico = che ha tante calorie / high in calories

Il khachapuri. Vi ho detto che era calorica la cucina georgiana…

S: [lo pronuncia in georgiano]

D: “Khinkali”. Non so in georgiano come si dice.

S:   “Khinkali” penso che sia “shinkali”, però non sono sicuro. Conosco bene il “khachapuri”, con queste implosive bellissime.

D: Sì, voglio chiederti se magari hai qualche consiglio fuori dal comune per chi impara l’italiano. Perché, diciamo, i consigli sono sempre i soliti, girano sempre gli stessi alla fine perché funzionano di fatto.

S: Certo.

D: Però c’è qualcosa che nessuno fa che secondo te sarebbe utile fare, o almeno provare?

S: Allora che nessuno fa non lo so, non so quanto sia…

D: Vabbè, nessuno, diciamo non (tutti)…

S: [ride] Non so quanto sia fuori dal comune questa, però io vi direi di non studiare il congiuntivo.

D: Sì?

S: Sì, soprattutto non studiare il congiuntivo per un bel pezzo, per un bel periodo. Concentrarsi su quello che serve per comunicare e aggiungere invece il congiuntivo dopo averlo ascoltato, sentito, nel modo più naturale possibile. Secondo me si studia troppo presto finisce per diventare quasi un ostacolo, che ti costringe a stare troppo attento a quello che dici, quando sappiamo benissimo che ci sono tantissimi italiani che non lo usano proprio e comunque sono considerati nativi. Non sto dicendo che è giusto non usarlo, io sto dicendo che se si studia l’italiano studiare troppo presto – diciamo così – studiare troppo presto il congiuntivo e cercare di integrarlo troppo presto nella propria… nel proprio parlato potrebbe essere un ostacolo. Se invece ci si concentra sulla comunicazione e poi piano piano ascoltando i nativi si cerca di integrarlo, come posso dire, davvero passo dopo passo, gradualmente nel proprio parlato, secondo me funziona meglio.

D: Anche perchè se all’inizio si dice “spero che è” al posto di “spero che sia” non muore nessuno alla fine.

S: No, esatto, non muore eh ci sono, ahimè, tanti italiani che parlano così e sono comunque nativi.

fuori dal comune = inusuale / out of the ordinary
per un bel pezzo (colloquiale) = per molto tempo
finisce per = it ends up being
constrigere = obbligare / to force
ahimè! = purtroppo / alas!


Per oggi ci fermiamo qui, rimanete sintonizzati per la prossima parte che spero esca il prima possibile, non so esattamente quando, dove parleremo in realtà di tante cose, anche del lavoro di traduttore che è l’occupazione principale di Stefano, come ho detto,  ma gli farò anche alcune domande più di tipo culturale in un certo senso. Grazie per averci ascoltato fin qua e ricordatevi di seguire Podcast Italiano su tutti i social, su Instagram, su Facebook, su VK se siete russi. E se vi piace il lavoro che faccio potreste magari considerare l’idea di fare una donazione, trovate anche per quello il link nella descrizione. Non è assolutamente obbligatorio, ovviamente, ma è molto apprezzato. Noi ci sentiamo presto, statemi bene e alla prossima! Ciao.

stammi (statemi) bene = take care



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